Il rischio del PdL.
Il vantaggio elettorale atteso per il nuovo P.d.L. sembra essere enorme e questa è la prima buona notizia per l’Italia, dopo la “cura “ Prodi.
È però necessario che i responsabili della fondazione del nuovo Partito non dimentichino - neppure per un istante – che la scheda l’hanno in mano gli Elettori.
Elettori che attendono una novità vera, sennò, in molti, non andranno a votare ed il successo del Centro-Destra potrà essere molto inferiore alle attese, od almeno alle sue potenzialità teoriche.
Anzi, considerata l’abilità di del P.D. nel mostrarsi “nuovo e liberale” (qualità che in realtà è ben lungi dal possedere), potrebbe esistere per il C-D anche un rischio maggiore di quello anzidetto.
E’ quindi indispensabile che il C-D sfoderi tutto ciò che di meglio ha da proporre ai suoi Elettori, non soltanto in termini di programmi, che possiamo dare già per scontati nella loro validità, ma piuttosto in termini di candidature.
Questo significa che dovrebbero essere evitate le ricandidature automatiche, senza verifica del gradimento su ciò che è stato fatto – o non fatto, o fatto solo a scopi di riaffermazione personale - da ciascun parlamentare uscente.
I nostri Elettori mal sopporterebbero di vedersi proporre in lista dalle segreterie, nelle posizioni vincenti, candidati che localmente hanno sempre pensato solo agli affari propri, anche a costo di creare e perpetuare gravissime spaccature nel proprio partito, senza avere la possibilità di indirizzare le preferenze su altri.
Se poi pensiamo che quando qualcuno, come il Sindaco di una Città del Ponente savonese, osa porre questa questione in termini chiari, addirittura subisce la richiesta di deferimento al collegio dei probi-viri, allora ci appare ancora più evidente la distanza che corre tra certi attuali “rappresentanti del Popolo” ed il Popolo stesso.
Osservando quanto richiamato sopra, si vede che non si tratta di una questione di età anagrafica, ma di vecchiaia di metodi politici, che oggi dobbiamo assolutamente bandire.
Pensare di riunire tutti sotto il simbolo del P.d.L., utilizzando persone che portano come referenza l’aver già diviso il partito loro per fatti personali, sembra una sorta di contraddizione in termini.
Soprattutto non sembra il miglior viatico per il cammino difficile e di enorme responsabilità storica, che attende questa parte politica.
Dove sono le primarie che il Presidente Berlusconi aveva fatto balenare? Non v’è abbastanza tempo per farle? Trovare comunque un modo per ascoltare la voce dei nostri Elettori (quelli ruspanti, non quelli di batteria, ovviamente), è un obbligo, ancora prima che un’opportunità.
Stella, 12 febbraio 2008. Emilio Barlocco